
ROMA - Il Pd non farà mai un'alleanza con la Lega per le riforme e, in particolare, per il federalismo fiscale. Parola di Walter Veltroni, che, intervistato alla Festa dell'Unità di Roma, affronta la questione delle riforme e del rapporto con la maggioranza, ricordando che a rompere il clima di dialogo è stato Silvio Berlusconi. "La parola 'dialogo' mi fa l'effetto della corazzata Potemkin per Paolo Villaggio. E' qualcosa che sta diventando non utile da affrontare...", estremizza Veltroni che invita a "non confondere il federalismo con un'alleanza con la Lega. Non possiamo fare né dobbiamo fare mai un'alleanza con chi ha quelle posizioni sui simboli dell'unità nazionale, sugli immigrati, sull'Europa. Altra cosa se si discute nel merito, se si discute di cose che sono per l'interesse del Paese, come il federalismo fiscale che non è di interesse solo della Lega e non è tema del giochino 'dialogo si', dialogo no'".
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3 commenti:
Anzitutto direi da ora in poi di evitare una parola: "DIALOGO".
Con questa parola, ma non solo con questa, all'insegna del fair play abbiamo perso le elezioni.
Come ci si poteva illudere di dialogare con persone come Berlusconi o Bossi? Era pura follia fin dall'inizio. Era un'idea sbagliata, condita da candidature nel Pd di personaggi di destra e oggettivamente imbarazzanti;(faccio un paio di nomi a caso: Calearo e Colaninno).
Veltroni ha seguito quella strada ed ha sbagliato. Lo dicono i fatti, non la polemica di chi sognava un Partito democratico diverso da quello che è diventato.
Non era possibile il dialogo ma purtroppo lo si è scoperto troppo tardi. Il dialogo doveva avvenire guardando a sinistra, cercando di evitare strappi con Di Pietro, cercando di ascoltare e condividere le scelte con gli elettori di centrosinistra, con i precari, con le donne, con coloro che sono contro tutte le guerre e contro le basi militari americane in Italia. Il dialogo che noi cittadini democratici vorremmo è quello con la gente, non con l'attuale maggioranza, intenta solo a risolvere i problemi giudiziari del premier.
Penso che ora esista una sola priorità: il referendum contro le "leggi vegogna".
Guai dividersi da Di Pietro, guai dimenticare quelle persone che alle ultime elezioni non hanno votato perché non si sono sentite rappresentate. Guai non ascoltare la voce di chi chiede cambiamento a livello locale come a livello nazionale. Proseguire spartendo in modo scientifico il potere tra ex Margherita e ex DS significa far morire il Partito Democratico. Lasciare spazio alle nuove generazioni, libere da condizionamenti di carattere ideologico è invece l'unico vero modo per far sì che in Garfagnana come nel resto del nostro Paese ritorni ad essere vivo il disegno dell'Ulivo così come ideato nell'ormai lontano 1996.
Un saluto a tutti i veri "ulivisti" garfagnini.
Alessandro
www.aleulivo.splinder.com
Caro Alessandro,
Innanzi tutto voglio ringraziarti per le questioni da te sollevate e per la considerazione da te data al nostro neonato blog sul tuo sito.
Veniamo al tuo commento a cui cercherò di "rispondere"(non porto alcuna presunzione poichè i tuoi dubbi sono più che legittimi, diciamo che sarà un incontro di opinioni).
Evitando la parola DIALOGO si cade in logiche partitiche ed ideologiche ormai datate, quando ancora avvenivano consultazioni dirigenziali partitiche segrete e scontri dii piazza, che nella maggiore sfociavano in lotte armate.
Dialogare è alla base di un partito che nel nome stesso porta la scritta "Democratico" poichè è la discussione e il confronto che fanno di noi, a mio avviso, un grande partito avanguardista.
Veltroni, perlomeno su questo punto, non ha sbagliato, si è puramente limitato a chiedere un "patto collaborativo" su temi di riforme a vantaggio del cittadino; non ci trovo nulla di strano, ma anzi, lo trovo giusto e logico.
La chiusura è poi arrivata dal Premier e dal suo burattinaio Bossi (lo chiamo burattinaio poichè nella sua posizione può permettersi di delineare il buono ed il cattivo tempo). Alle loro chiusure Veltroni ha sempre risposto a tono. Abbiamo tentato una strada, non ci siamo riusciti (sottolineo che non è demerito nostro), ne cercheremo un altra.
Se per te il dialogo doveva guardare a sinistra, non capisco perchè inneggi a Di Pietro chiedendo di evitare strappi con lo stesso, è puramente un giustizialismo classificabile in ambienti centristi o di centro destra, quello vero.
Te lo dice un ragazzo che agli arbori era un iscritto di Rifondazione Comunista e che nel cuoe conserva ancora quella spinta che banalmente viene chiamata proletaria.
Voglio anche ricordarti che fu lo stesso Di Pietro a tagliare i ponti con il PD a seguito delle elezioni, cito: -un partito che in due anni ha raddoppiato il proprio bacino elettorale non può stare con un partito perdente-, non so te, ma io cii intavedo una sorta di arrivismo, arroganza e debolezza politica.
Le nostre orecchie sono sempre attente alle richieste del cittadino, dai giovani alle donne passaando per l'operaio, è proprio per questo che abbiamo cercato il pluricitato dialogo, per creare un qualcosa che tutelasse tutti nella garanzia di "un futuro migliore".
La spartizione scientifica tra DS e Margherita, non sono ipocrita e non lo nego, è stata spesso avanzata, ma la forza del buon senso e il numero della "società civile" che ha aderito con il 14 ottobre, secondo me lo ha impedito, o quantomeno frenato.
Tutto questo te lo dice un giovane di 18 anni che come te crede ancora nel cambiamento e nel rinnovamento senza mai abbandonare il senso critico.
Spazio aalle nuove generazioni tramite il confronto storico e culturale.
Un saluto a nome dell'Assemblea Comunale,
Nannizzi Lorenzo
Ciao Lorenzo,
Ti ringrazio per aver commentato il mio pensiero, ed in merito al tema del "dialogo" mi preme ora precisare un paio di concetti che forse non ho espresso nel modo migliore o che magari sono stati percepiti da parte tua in maniera diversa da quanto era il mio intento. Tu giustamente affermi che "Evitando la parola DIALOGO si cade in logiche partitiche ed ideologiche ormai datate, quando ancora avvenivano consultazioni dirigenziali partitiche segrete e scontri dii piazza, che nella maggiore sfociavano in lotte armate."
A tal proposito credo che se si parla di temi istituzionali o di riforme costituzionali, dal mio punto di vista, che è un punto di vista democratico non occorrerebbe nemmeno ribadire il naturale concetto secondo cui "le regole si scrivono insieme". Io sono poi contro ogni forma di violenza e di scontro frontale; sono però al tempo stesso un idealista a cui non va di far finta che niente stia succedendo.
Se oggi abbiamo una Costituzione repubblicana lo dobbiamo ai molteplici compromessi che ne hanno permesso la stesura in sede di assemblea costituente negli anni 1946 e 1947. Erano presenti allora posizioni talvolta molto divergenti, ma alla base di tutto stava l'interesse per il bene pubblico. Quello finì per prevalere ed è quello stesso bene pubblico che dovrebbe animare le forze politiche che hanno dato vita al Partito democratico.
Oggi rispetto a sessant'anni fa la situazione italiana è molto diversa. Secondo me il dialogo sarebbe auspicabile in situazioni normali, non può invece esistere con Berlusconi e Bossi perché sono incapaci di dialogare. Come può chi vorrebbe agire per il bene di tutti dialogare con chi pone come principio dominante del proprio agire la sua immunità e il suo profitto o con altri che predicano la secessione?
Se da un lato c'è chi come Berlusconi è andato sempre avanti negli anni passati a colpi di maggioranza imponendo leggi fatte su misura, dall'altra Veltroni ha fatto percepire in campagna elettorale che qualora avesse perso avrebbe offerto la sua collaborazione per il bene del Paese, illudendosi di avere di fronte uno statista e non un ex tesserato alla P2.
E' questo ciò che rimprovero io a Veltroni, il suo aver avuto paura di parlare di Berlusconi, il suo non nominarlo, il suo evitare di ricordare agli italiani che personaggio era. Quanto a Di Pietro, vedi Lorenzo, tu dici che è un giustizialista, ma io credo che laddove si difenda la legge o la costituzione ed i valori che da essa ne discendono (come ad es. l'articolo 3 in cui c'è scritto che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge) non si può venire accusati di essere semplicemente dei giustizialisti. Di Pietro a volte esagera lasciandosi trasportare dal "grillismo" e dall'antipolitica, questo lo ammetto, ma non nascondiamoci nel dire che finora ha dimostrato anche di essere l'unica opposizione viva in Italia. Di fronte al presidente della repubblica che per paura di essere definito "di parte" firma leggi a dir poco imbarazzanti e dopo la scomparsa dei partiti di sinistra io mi aspettavo che su certi temi e di fronte alle leggi vergogna il PD riuscisse a mobilitare subito la sua gente o magari aderire alla manifestazione di Piazza Navona e salire sul palco al posto dei comici in cerca di visibilità. Non l'ha fatto... e io mi chedo per quale motivo si voglia aspettare all'autunno per farci sentire. Sempre riguardo a Di Pietro, forse come dici tu potrebbe essere definito "di destra", ma in fondo come ti feci notare qualche giorno fa, pure il PD è pieno di personaggi che magari non si dichiarano di destra ma sono oggettivamente appartenenti ad un mondo lontano anni luce da quello degli elettori di centrosinistra.
Ti scrivo queste cose perché pur avendo aderito in maniera convinta al Partito democratico, pur avendo partecipato con entusiasmo alle primarie ed averlo sostenuto apertamente come testimonia il mio blog, sono anche uno che quando è andato a votare ad aprile prima di votare a scatola chiusa ho avuto l'accortezza di leggere i nomi dei "prescelti" nominati dalla segreteria.
Sono rimasto deluso del fatto che per ovviare ad un sistema elettorale assurdo non siano state fatte le primarie per le candidature dei parlamentari e che dunque fosse giusto votare per chi mi rappresentasse di più tra PD e IDV. Alla camera ho scelto il PD, mentre al senato ho optato per l'IDV. Ti spiego il motivo.
Di Pietro al senato presentava come capolista Pancho Pardi, uno oggettivamente di sinistra che dice e pensa le cose che dicono e pensano il 95% degli elettori di centrosinistra, mentre il PD ha nominato una serie di persone che pur essendo intelligenti e capaci difficilmente mi possono rappresentare. Ricordo che in lista c'era uno del partito radicale, c'era poi chi aveva (sebbene in maniera minore rispetto a Berlusconi) il suo conflitto di interessi economici personali (evito di nominarlo tanto sappiamo a chi mi riferisco) o un altro eletto pochi anni fa in Forza Italia come l'ex prefetto di Roma Achille Serra... tutta gente che con il PD come lo intendo io ha poco a che fare.
Ti ho raccontato questo perché tu sei giovane ma essendo già molto attento alla politica, e di questo ti faccio i miei complimenti, di certo comprenderai la mia posizione e le mie perplessità.
Vorrei che queste mie riflessioni ti aiutassero a pensare all'importanza delle persone più che dei simboli.
Io alla tua età (12 anni fa) nel 1996 mi avvicinai al mondo della politica con il medesimo tuo entusiasmo pur non ricoprendo nessuna carica.
Allora nasceva l'Ulivo di Romano Prodi, forza di coalizione, d'incontro e di dialogo tra partiti che per decenni si erano osteggiati. Vidi quel disegno come un qualcosa di nuovo ed affascinante. Mi appassionai a quel tipo di idea e da allora in poi ho sempre creduto che fosse giusto far nascere il Partito democratico. Inizialmente eravamo in pochi a crederci, molti all'interno dei vecchi partiti erano contrari perché temevano di perdere la propria posizione e molti di essi oggi fanno finta di aver sempre sostenuto la nascita del PD (vedi Rutelli, Marini, D'Alema). Questi signori e molti altri dovrebbero a mio avviso prendere l'esempio da Romano Prodi: lasciar spazio ad altri.
Se non lo faranno spetterà a noi, alle nuove generazioni far si che l'elettorato democratico segua una via nuova, la via di un centrosinistra più attento ai deboli, ai precari, al welfare. Spetterà a chi come te si è avvicinato alla politica da giovanissimo fare in modo che il Pd sia un partito davvero democratico.
Le primarie dovranno diventare il "modus operandi" e non solo un evento per ratificare scelte già prese.
Spetterà a noi far sì che non venga mai dimenticato l'entusiasmo di tutta quella gente che volle partecipare con le primarie alla nascita del PD.
Anche aver dato vita a questo blog è un esercizio democratico che fa onore a chi ha avuto l'idea perché è un modo per rimanere vicini ai cittadini della Garfagnana e coinvolgerli in modo diretto.
Come vedi, in fin dei conti io in realtà sono a favore del dialogo... ma se è vero che esistono tanti modi per dialogare... questi secondo me sono quelli migliori.
Saluti a te e all'assemblea comunale di Castelnuovo
Alessandro B.
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